🎤 Adriano La Femina: il geografo partenopeo che sfidò la giuria di Italia’s Got Talent all'Auditorium Massimo di Roma

 

🎤 Adriano La Femina: il geografo partenopeo che sfidò la giuria di Italia’s Got Talent

di [Staff di Adriano La Femina]

Era il 2010 quando, nella prima puntata di Italia’s Got Talent su Canale 5, Adriano La Femina – artista indipendente, geografo partenopeo e cantautore ribelle – si presentò da solo, senza manager e senza casa discografica alle spalle, di fronte a una delle giurie televisive più potenti del Paese: Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi.

Lo fece con la sua definizione unica: “Cantaconestautore”, un artista che canta e contesta, che porta sul palco non solo musica ma idee, critiche sociali, riflessioni sul nostro tempo.

Davanti al pubblico propose tre brani, brevi ma incisivi:

  • “Ho parlato con nonna”, un confronto tra le donne del passato e quelle moderne.

  • “I danni irreparabili”, una denuncia forte contro l’inquinamento globale.

  • “Via dal Sud”, il suo cavallo di battaglia, sul dramma dell’emigrazione meridionale.

Eppure, ciò che rimase scolpito nella memoria collettiva non fu soltanto la musica, ma uno scambio che segnò un momento di televisione imprevista.

Mentre subiva osservazioni pungenti da Rudy Zerbi, Adriano, con naturalezza, si fermò e chiese:
👉 “Scusa, ma come ti chiami?”



Una frase semplice, quasi ingenua, che però ribaltò i ruoli sul palco. In quel momento il giudice arrossì, spiazzato come un pugile colpito a sorpresa. Un colpo alla Rocky Balboa, nato dall’istinto, che trasformò l’artista giudicato in giudice a sua volta.

Quell’attimo divenne simbolico: un cantautore indipendente, privo di supporto industriale, che osava sfidare il potere televisivo con la forza della sua autenticità.

La regia decise di enfatizzare solo quello scontro, riducendo la parte musicale. Ma chi c’era, chi ascoltò davvero, ricorda che dietro a quella frase c’era molto di più: c’era la voce di un artista che chiedeva rispetto, che portava avanti battaglie sociali, e che non aveva paura di mettersi di traverso, anche davanti a milioni di spettatori.

Oggi, a distanza di anni, quel “Scusa, ma come ti chiami?” resta un piccolo atto di resistenza culturale. La prova che la musica indipendente può ancora alzare la testa e guardare negli occhi anche i colossi della televisione.

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